Via Virgilio

Cappella di San Rocco

Sito n.50 del Museo Diffuso

XVIII-XIX secolo

La Cappella si trova nell’area dell’antico cimitero di Capronno del 1786, sostituito da quello attuale realizzato nel 1858. Si trattava forse originariamente di una edicola cimiteriale dedicata alle vittime della peste o realizzata per loro in onore di San Rocco, protettore degli appestati. All’interno è un dipinto moderno raffigurante la Crocifissione con Madonna e san Rocco, riconoscibile grazie alla consueta iconografia in cui si notano una piaga sulla gamba del Santo ed il cane che lo salvò dalla morte per fame, portandogli ogni giorno un tozzo di pane.

 

La leggenda delle reliquie angeresi del Santo degli appestati

Dopo lunghe preghiere dei genitori, benestanti e devoti, nacque a Montpellier un bimbo, Roch, che portava sul petto una voglia rossa a forma di croce. Intorno ai vent’anni rimase orfano; decise allora di mettersi al servizio di Cristo seguendo l’esempio di Francesco d’Assisi, donò tutti i suoi beni ai poveri e partì in pellegrinaggio verso Roma. Durante il viaggio riuscì a portare il proprio miracoloso soccorso alle sventurate vittime della peste, in varie località d’Italia, soprattutto laddove il morbo infuriava con maggiore violenza. Una volta colpito egli stesso dalla peste si rifugiò in un bosco per non recare la malattia ad alcuno. Qui un cane lo trovò in fin di vita in una grotta; il fedele amico lo salvò dalla fame portandogli un pezzo di pane ogni giorno e Dio lo guarì affinché potesse continuare ad assistere gli appestati. Riprese allora il suo viaggio e il suo servizio, ma ad un certo punto della sua vita venne coinvolto nelle complicate vicende politiche del tempo; fu incarcerato e morì dopo cinque anni di prigionia. Una singolare leggenda vuole che il Santo sia stato imprigionato nella Rocca di Angera, che qui sia morto e che in seguito le sue reliquie fossero vendute dagli Angeresi ai Veneziani. Tale versione non ha però alcun fondamento: Rocco venne invece incarcerato e morì a Voghera il 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 e il 1379. Protettore e consolatore di tutti i malati di peste che invocavano il suo nome, nel 1414 fu proclamato Santo. Da quel momento iniziò la storia avventurosa delle sue reliquie e le sue ossa finirono in varie parti d’Italia e d’Europa. Secondo una versione il corpo fu trafugato tra mille peripezie dal monaco Mauro nel castello del conte Pietro dal Verme. Secondo altri il frate, un pessimo soggetto, le avrebbe invece comprate con l’accordo del prevosto di Voghera. Il corpo del Santo giunse a Venezia nel 1485, destinato alla Scuola Grande di San Rocco, ma per facilitarne il trasporto il frate ne aveva spezzato le ossa e qualche pezzetto fu venduto lungo il cammino. Nel 1595 inoltre un braccio fu trasferito alla chiesa di Roma e in seguito una tibia fu inviata a quella di Montpellier; negli anni pezzettini di San Rocco sono stati inviati o rintracciati in numerose località in tutta Italia. Non sappiamo esattamente come e quando sia nata la leggenda che collocò la morte e le reliquie di San Rocco ad Angera; forse la si può collegare alla tradizione che spesso colloca Santi curatori e taumaturgi presso importanti zone di passaggio.

Ad Angera non furono venerate chiese o reliquie del Santo, ma la vasta diffusione che la peste ebbe in passato ha fatto sì che non ci sia paese, anche in Lombardia, che non abbia almeno una cappella, un dipinto, una statua o un rione dedicato a San Rocco e legato a pestilenze più o meno remote. 

Nell’elenco delle feste del Diario Capitolare di Angera il 16 agosto è festa votiva del Borgo, ma non risulta che venisse celebrata, se non in casi particolari o su richiesta dei devoti.

Nel 1730, in occasione di un solenne trasporto delle reliquie della Santa Croce, la festa iniziata il 15 agosto proseguì anche durante il giorno di San Rocco.

A sinistra della Cappella si nota uno spazio recintato con al centro una colonna spezzata su base iscritta. Non si tratta di un monumento ai caduti, anche perché Capronno fu graziata durante entrambe le Guerre Mondiali. La tradizione locale vuole che la salvezza dei giovani Capronnesi sia stata garantita dalle preghiere e dai buoni auspici di Don Stefano de Servi, coadiutore nella chiesa di Santa Maria Maddalena, che era solito rassicurare i militari in partenza, promettendo il ritorno, anche se a seguito di grandi patimenti.

Si tratta invece di un monumento funebre, eretto in ricordo di Renato Borromeo, all’epoca proprietario dei terreni e delle case di Capronno. Renato, che probabilmente non frequentò molto queste terre, morì a Milano e lì fu sepolto al Cimitero Monumentale; tuttavia gli abitanti vollero dedicare questo piccolo mausoleo, come ricorda l’epigrafe ormai poco leggibile:

IN ˑ MEMORIA ˑ DEL ˑ CONTE ˑ RENATO ˑ BORROMEO ˑ MORTO ˑ  29 GENNAIO ˑ  1875

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