Via Dante

Cappella della Pace

Sito n.49 del Museo Diffuso

1961

Un’antica Cappella dedicata alla Beata Vergine della Pace è documentata in questo luogo fin dal 1579 e da qui passavano le processioni principali attestate nei Diari Capitolari, in particolare quelle che prevedevano un percorso da Angera a Ranco e ritorno, lungo le Vigane e la strada vecchia per Ranco. Abbattuta intorno al 1950, venne sostituita nel 1961 dalla Cappella attuale, posta presso l’ingresso delle Scuole di Angera.

Il dipinto collocato internamente mostra la Madonna seduta con in braccio il Bambin Gesù.

Una scritta posta alla base reca la firma Carlo Meloni 1961.

 

Le devozioni per la salute delle madri e dei bambini

In passato maternità e infanzia erano momenti estremamente delicati e la mortalità delle puerpere e dei neonati era molto elevata. Le Devozioni femminili erano spesso gestite in una sfera più intima, tra donne, ed essendo legate a tradizioni plurimillenarie, spesso avevano a che fare con credenze e conoscenze altrettanto antiche, non sempre incoraggiate dalla gerarchia ecclesiastica. Ad Angera e nel Basso Verbano la venerazione delle dee Madri, tre sorelle come le Moire e le Parche, è ampiamente attestata nel culto delle Matronae almeno dal I secolo d.C. e conosce nel borgo una devozione particolarmente significativa. Il culto era forse collegato con la Grotta che si trova ai piedi della Rocca: le grotte erano anticamente considerate luoghi di congiunzione con Madre terra e sono infatti spesso connesse a culti femminili. In Lombardia si veneravano le Matrone Dervonne, ossia delle querce; le tre dee venivano chiamate talvolta anche Fatae, in qualità di dee del fato, responsabili dei primi giorni di vita del neonato e del suo oroscopo, scritto sul libro della vita analizzando con una bacchetta il globo celeste. Sotto le querce si celebravano riti che prevedevano anche una danza a mani allacciate; tale immagine compare infatti su un altare dedicato alle dee, rinvenuto ad Angera e collocato oggi al Museo Archeologico di Varese. Il culto è diffuso e millenario e va riferito alle ritualità connesse al ruolo delle ostetriche, delle nutrici e delle curatrici, donne consapevoli del mistero della nascita, dell’allattamento e della salute, grazie anche alle loro conoscenze sui rimedi farmaceutici forniti da Madre Natura. Con la diffusione del Cristianesimo tale venerazione pagana venne proibita e le tre dee divennero in alcuni casi martiri; nel nostro territorio furono forse identificate con le Tre Marie, o forse con le sante Onorata, Speciosa, Luminosa e Liberata, venerate insieme dal V secolo oppure con le martiri Liberata e Faustina, che vissero nel VI secolo. Si diffuse nel frattempo l’immagine della Madonna della Quercia o della Ghianda, ancora attestata nel Lago Maggiore e a Somma Lombardo.

Ad Angera, accanto alla devozione di Maria come madre, soprattutto nell’immagine della Madonna del latte, sopravvisse a lungo il culto di Santa Liberata. L’antico oratorio a lei dedicato è attestato almeno dal 1406. Nel 1567 l’edificio risultava in pessime condizioni, tanto che se ne ordinò la demolizione, ma gli Angeresi non eseguirono tale disposizione. Nel 1634 la chiesa venne ricostruita per volontà di Giulio Cesare e di Giovanni Borromeo, che avevano acquistato l’area in cui era eretta. Per tutto il secolo successivo, il 18 gennaio, che all’epoca era la festa delle donne, si continuò a celebrare una messa solenne nell’oratorio della Santa protettrice contro i pericoli del parto e della mortalità infantile. Il culto di S. Liberata è continuato nella devozione popolare femminile, ma l’oratorio cadde lentamente in disuso, passando a diversi proprietari e non essendo ormai più aperto al pubblico.
Nella chiesa resta un affresco con le sante Agata, patrona delle balie e delle nutrici, e Liberata e nella canonica della Parrocchiale di S. Maria Assunta è conservato un quadro che rappresenta la Santa come una giovane donna con bambini infanti.
Fino a pochi anni fa, le donne di Angera, Capronno, Cadrezzate, Ispra, e di numerosi comuni vicini, si riunivano ancora il 18 gennaio per un pranzo in onore di Santa Liberata, riservato alle sole donne sposate.

La storia della Santa è antica e complessa: la prima a portare tale nome venne sepolta verso la fine del V secolo, con Onorata, Luminosa e Speciosa nella Basilica di San Vincenzo a Pavia. Un’altra Santa Liberata, la cui iconografia con due bambini è più vicina a quella angerese, fondò con la sorella Faustina il monastero di Santa Margherita presso Como, nel VI secolo. Santa Liberata con due bambini, come ad Angera, è presente anche ad Arolo (SS. Pietro e Carlo), Sangiano (ex chiesa di S. Andrea), Mombello (S. Maria di Corte) e Paruzzaro (S. Marcello). La Santa con il giglio virginale è invece presente a Golasecca (Cappella di Sant’Antonio) e a Sesto Calende (Cappella di San Giorgio).

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