Cenni storici
Le più antiche testimonianze riguardanti la presenza umana nel territorio varesino sono state rinvenute ad Angera e risalgono al Paleolitico Superiore. Importanti rinvenimenti archeologici furono effettuati all’inizio del ‘900 nella cosiddetta Tana del Lupo, una grotta situata alle pendici meridionali della Rocca. Il neolitico è testimoniato in diverse località dell’entroterra mentre reperti dell’età del bronzo, dell’epoca della cultura di Golasecca, ad Angera non sono ancora stati individuati.
Le scoperte, effettuate già nel ‘500, e le ricerche archeologiche condotte a partire dalla fine dell’800, hanno portato alla luce moltissime testimonianze di epoca romana e i reperti arricchiscono i musei di tutta la Regione. Importanti furono gli scavi nella necropoli romana, i cui rinvenimenti sono esposti in Museo e ancor oggi, tutte le volte che si rende necessario avviare uno scavo nel borgo, nell’area circostante o nelle frazioni, emergono dal sottosuolo testimonianze estremamente significative.
Il borgo era abitato almeno a partire dal II secolo a.C. e in epoca romana divenne un importante centro commerciale e scalo portuale tra la via fluvio-lacuale che unisce Verbano, Ticino, Po e Adriatico, e la via carrabile Mediolanum –Verbannus che univa l’antico borgo alla città.
Non conosciamo il nome del vicus di età romana, sappiamo però che nell’alto medioevo il borgo era chiamato Statio o Stazzona e che il nome Angleria non comparve prima del XII secolo. Nell’alto medioevo vennero avviate le prime fortificazioni nel luogo in cui oggi sorge la Rocca, e nell’XI secolo Angera e il suo castello entrarono a far parte dei possedimenti della diocesi di Milano. Nel 1277 Ottone Visconti, vescovo di Milano, riuscì a sconfiggere i Torriani, signori della città, e la vittoria di Desio è ricordata nella celeberrima sala di Giustizia della Rocca di Angera. La casata viscontea avviò così il cammino che la portò a prendere il controllo di Milano. Gian Galeazzo Visconti, già Conte di Angera, ottenne in seguito dall’imperatore Venceslao il titolo di Duca di Milano e nel 1397 Angera divenne capoluogo di una vasta contea, che comprendeva quasi tutto il Lago Maggiore.
Caduta la casata dei Visconti, nel 1449 la Repubblica Ambrosiana, atterrita dall’esercito veneziano ormai alle porte di Milano, cedette il territorio di Angera alla Famiglia Borromeo, in cambio di un esercito in armi. A capo di tale esercito era Francesco Sforza e con l’avvento, a Milano, della signoria sforzesca, il territorio di Angera ebbe sorti alterne non sempre in sintonia con la casata Borromeo. Nel 1497 Ludovico il Moro, elevò il borgo a città, pose qui la sede del Capitano del Lago Maggiore e concesse il diritto di mercato e due Fiere annuali. Il Moro riconobbe agli angeresi anche importanti esenzioni dai dazi sulle merci che circolavano sul lago Maggiore, a danno dei Borromeo che di tali dazi erano titolari. Dal 1535 Angera, come tutto il Ducato di Milano, passò sotto il dominio spagnolo, e fu nuovamente concessa in feudo ai Borromeo, almeno fino al 1577, quando il tornò a dipendere direttamente dal governo di Milano. Nel 1623 il Cardinale Federico Borromeo acquistò nuovamente il feudo, con il titolo di marchese, per sé e per i propri nipoti. Il Cardinale, che fu capace di per ricreare con gli angeresi un rapporto di fiducia, ricostituì la Collegiata nella chiesa di S. Maria Assunta con un Capitolo di sei canonici. Il Cardinale ottenne inoltre per gli angeresi la libertà di pesca: nel 1623 il re Filippo di Aragona concesse infatti l’uso civico di pesca agli abitanti di Angera e di Ranco, ancora oggi in vigore. All’inizio del 1700, dopo quasi due secoli di dominio spagnolo, il Ducato di Milano, e con esso Angera, passò sotto il dominio austriaco che, salvo la breve parentesi napoleonica, durò fino all’Unità d’Italia. Il Trattato di Worms del 1744 sancì il passaggio della sponda occidentale al Piemonte: Angera divenne così una città di confine e quindi uno dei centri più importanti per il fiorente scambio di merci provenienti da tutta Europa, attraverso il regno piemontese e la Svizzera. Nel 1819 il governo austriaco costruì il porto doganale, ancora esistente, mantenendo in vita una vocazione commerciale che non è mai venuta meno.
Dopo la guerra del 1859 e la liberazione della Lombardia dalla dominazione austriaca, Angera entrò a far parte del Regno d’Italia. L’arrivo della ferrovia tra Sesto Calende e Domodossola nel 1868 e la successiva apertura del traforo del Sempione, nel 1906, portò al rapido declino dei trasporti acquatici, le merci si trasferirono infatti integralmente su rotaia.
Il ruolo di Angera, per secoli importante porto commerciale, venne così a decadere e si avviò anche il processo che spinse al completo rinnovamento economico e produttivo del territorio e alla nascita di nuove industrie. Tra la fine dell’800 e i primi del 900 nacquero infatti alcune filande, che divennero importanti industrie tessili attive fin dopo la seconda guerra mondiale.
La presenza sul territorio di cave di calce e pietrisco favorì all’inizio del 1900 la nascita di una nuova realtà industriale: la Società Generale per l’Industria della Magnesia che sarà, un riferimento lavorativo importante per molti angeresi sino al 2011.
Il 24 Aprile 1954 Angera è stata di nuovo proclamata città dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e venne in seguito ufficialmente riconosciuta come Località Turistica.